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Con-fino. On Wind roads.

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Mentre camminavo ieri sera sul lungomare verso il porto, sono rimasta colpita dal rumore del vento che si alza dal mare col finire del giorno.

Calasetta si trova su una punta all’estremità sud dell’isola di Sant’Antioco, e credo che questa conformazione la renda particolarmente soggetta al vento. La presenza del vento mi ha fatto riflettere sulla conformazione del luogo in cui ci troviamo. Un’isola è un bordered space, uno spazio definito e delimitato dai suoi limiti tra terra e mare. Non a caso le isole sono state usate per ospitare chi veniva mandato al confino. Il confino di Gramsci, quella condizione di separazione dal mondo che ha avuto con la prigionia e la perdita della libertà personale, è iniziata proprio nell’isola di Ustica. La sua raggiungibilità era fortemente legata alle condizioni del mare, come Gramsci racconta nelle lettere che descrivono i numerosi e tempestosi tentativi fatti per raggiungere l’isola.

La parola “confino” indica in italiano la pratica di imporre una pena restrittiva alla libertà di prigionieri politici, consistente nel relegarli in un luogo isolato.

A Ustica, in questo primo momento di separazione dal mondo esterno, Gramsci ha dato avvio ad una scuola proletaria. Nella successiva prigionia, in una condizione di isolamento ancora maggiore, ha continuato a lavorare sulle proprie riflessioni rivolte al mondo esterno. È stata la prigionia a permettergli ritagliare lunghi momenti di riflessione per sviluppare quei pensieri che ci ha lasciato sotto forma di lettere? Quanto la condizione dell’isolamento è servita a far germinare i semi di un pensiero politico che riguarda per paradosso lo stare insieme, cioè la comunità politica?

L’etimologia di con-fino è legata al termine “confine”, cioè “cum+finis”, “nel limite”. Stare nel limite significa stare in un orizzonte allo stesso tempo di separazione e di contatto. Il confino di Gramsci è momento di chiusura dalla relazione diretta con le persone, ma di contatto per la relazione intellettuale e mediata dalle sue lettere.

Mi sembra che questo risuoni con il contemporaneo. Non solo per quello che la pandemia ha portato con sé nella imposta distanza fisica tra di noi, ma anche per quell’idea di commons di cui si discuteva ieri.