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A differenza del presente

spectre⁄A differenza del presente

A differenza del presente: annotazioni condivise da CampoSud

Chi siamo

Siamo un gruppo eterogeneo che si è formato qui a Calasetta e che prima di ritrovarsi qua, già condivideva delle pulsioni e delle esigenze.

Veniamo tuttə da contesti e background differenti. Abbiamo tuttə competenze diverse: siamo artistə, curatrici e studiosə di scienze sociali.

Il motivo che ci ha portatə qua è una propensione condivisa a mettere in discussione e indagare il presente, attraverso le lenti di uno spaccato generazionale di addettə ai lavori in ambito intellettuale e artistico. Ci ha portatə qua Campo Sud. Una call che aveva come linee guida il pensiero di Gramsci, l’ecologia e le questioni meridionali; come obbiettivo di realizzare una pubblicazione sperimentale e di gruppo su questi temi.

Dopo una prima sensazione di disorientamento, dovuta al non avere un quadro chiaro del da farsi, abbiamo iniziato a sviscerare attraverso differenti pratiche le tematiche proposte da Campo Sud.

Alla base del pensiero creativo, articolatosi nelle differenti pratiche utilizzate, c’è una condivisione di tensioni, pulsioni ed esigenze – c’è una co-abitazione, uno stare insieme, che tende verso un cambiamento di rotta. Ne sottolinea le difficoltà, i limiti, ma soprattutto le potenzialità.

Nel contesto di co-abitazione che ci siamo trovatə ad attraversare, gli impulsi individuali si sono dissolti e hanno lasciato spazio alle esigenze collettive, di cui questo prodotto ne è il frutto e al quale ambisce. Al termine di questa esperienza, per lasciarvi godere di tutte le suggestioni contenute in questa pubblicazione, possiamo dire che non abbiamo trovato né la ricetta né gli ingredienti esatti per fare il piatto perfetto, ma forse abbiamo capito che sapore potrebbe avere.

Struttura

Uno spettro sta infestando Calasetta - lo spettro di CampoSud. Questo spettro giunge a noi dopo una settimana di scrittura collaborativa e discussioni, scaturite dalle menti e dai cuori de partecipantə e materializzate attraverso il processo sperimentale basato sul software bottom-up pionieristico del collettivo Pirate Care. Il punto centrale della nostra pubblicazione è l’autorialità collettiva e il ribaltamento della modalità generale di scrittura attraverso la destabilizzazione dei ruoli tradizionali e individualistici di autrici, editrici e lettrici.

Abbiamo sviluppato un approccio dal basso in cui ogni atto autoriale è servito come base per lo sviluppo continuo di questa pubblicazione. Di base, abbiamo creato una serie di frammenti giornalieri, tratti da citazioni, pensieri e persino fotografie, attingendo alle nostre esperienze individuali, osservazioni e background. In questo modo, ognuno di noi ha potuto condividere con gli altri il proprio particolare e unico punto di vista sul mondo e sugli eventi del giorno. Alcuni di questi frammenti sono puramente artistici, emergendo dalla creatività dei singoli partecipanti, mentre altri sono osservazioni sulle discussioni durante il nostro tempo insieme, e altri ancora sono citazioni tratte da libri, articoli e lettere che ci ispirano. Gli spunti sono di diverso tipo, da quelli artistici e letterari a quelli politici, antropologici e storici, creando così non solo un approccio interdisciplinare ma anche un prodotto finale multidisciplinare.

Questi frammenti sono serviti come base per una fase superiore di scrittura collaborativa. Usando gli stessi, gruppi di partecipanti si sono riuniti come redattortrici e redattori, selezionandone alcuni in particolare per usarli come base per ulteriori riflessioni. Stabilendo temi comuni e un “fil rouge” tra le serie di frammenti selezionati, o cercando contrasti e contraddizioni al loro interno, questi gruppi editoriali hanno riunito alcune scelte e le hanno usate come base su cui hanno scritto collettivamente le riflessioni. Queste non sono semplicemente dei commenti sulle differenti parti, ma anche il prodotto di un lavoro curatoriale collaborativo nella selezione di questi frammenti. Questo non è stato fatto semplicemente per organizzarli in una forma più digeribile per i lettori e le lettrici, ma anche per fornire spunti di riflessione per noi stessə e per le altrə, mentre esploriamo i frutti del nostro lavoro collettivo.

Al livello più alto, il nostro prodotto finale serve come grande contenitore di tutti questi strati di produzione; la cosa più importante è che è un lavoro materiale e immateriale. Mentre è online, è comunque possibile creare un documento PDF unificato e stampabile per la visualizzazione offline. Come tale, c’è la possibilità di condividere questa conoscenza in forme libere ed eterogenee che possono raggiungere tuttə, indipendentemente dalla loro capacità di connettersi a Internet.

Sulle orme di Pirate Care abbiamo deciso di fare una biblioteca gratuita; in essa abbiamo condiviso i nostri libri, articoli e scritti al fine di fornire un’opportunità per approfondire gli argomenti trattati e condividere la nostra conoscenza collettiva. Crediamo nella liberazione della conoscenza dall’egemonia, dalla speculazione e dal profitto; e infine crediamo che la condivisione di libri online possa servire come un modo ecologico per diffondere tale conoscenza. Come tale, i libri e gli articoli a cui abbiamo attinto nel corso di questo processo sono stati inclusi, nella loro interezza, nei link della biblioteca che accompagnano questo documento.

Metodologia

Abbiamo iniziato questa avventura con PirateCare lavorando nella struttura di Sandpoints. Sandpoints è un software di scrittura collettiva creato da Marcell Mars all’interno del progetto PirateCare. Lo immaginiamo così, come la creazione di un’enorme rete di pensieri, riflessioni e riferimenti interconnessi, che si collegano anche a un più grande “scaffale aperto” di libri.

Fin dal primo giorno abbiamo lavorato alla raccolta dei frammenti da cui poi abbiamo sviluppato riflessioni rivolte alla creazione della nostra pubblicazione collettiva.

Ricercando senza un’idea chiara, con diversi approcci e diversi linguaggi abbiamo lentamente estratto cinque temi principali per la pubblicazione.

Una delle principali fatiche è stata la co-scrittura, spesso siamo abituati a pensare individualmente e il processo per arrivare ad un lavoro condiviso ha richiesto tempo, generosità e comprensione reciproca.

Abbiamo anche collaborato con Marcello Cualbu e Chiara Capodici trasformando i nostri pezzi scritti in opere visive utilizzando la tecnica della stampa risograph.

Una tecnica che permette di giocare con pochi colori ma molte sovrapposizioni di lettere, immagini e forme.

Allo stesso tempo abbiamo partecipato ad attività di gruppo che sono state una parte fondamentale dello sviluppo del pensiero critico. Ognuno di noi ha avuto la possibilità di mostrare il proprio lavoro, uno per uno invitando i partecipanti a condividere le loro impressioni e pensieri, collegando la loro interpretazione al mondo dell’artista.

Questo metodo ci ha dato l’opportunità di creare connessioni e riflessioni partendo dall’esperienza dell’altro. In qualche moto è stato molto simile al lavoro editoriale in cui ci siamo trovati a “pescare” dai frammenti di tutti per poi co-creare una riflessione collettiva.

Argomenti e parole chiave

Durante la settimana di ricerca sono emerse una serie di parole chiave. Queste rappresentano argomenti ricorrenti punti di partenza ma anche di arrivo, di un discorso più ampio sviluppato in maniera dialogica nel corso di CampoSud. Sono qui presentati raccolti in cinque sezioni: Sud, margine, coabitazione, ambiente, pratica.

Sud / Mediterraneo / questione meridionale / Gramsci Il sud è l’orizzonte di pensiero da cui si è originata la discussione della scuola. È da intendersi non solo come una realtà geografica dai limiti netti e chiaramente definiti, ma piuttosto come un’entità fluida che vive di pratiche, immaginari, e discorsi che si situano sia nella vita quotidiana che in quella istituzionale. Il pensiero sul Sud si è legato al tema della questione meridionale (cfr. reflection “Some southern questions”), cioè del dibattito mai terminato sulla apparente arretratezza dei vari sud del mondo, con un focus su quello italiano attorno al Mediterraneo. Questo focus deriva dal luogo di svolgimento del workshop – Calasetta, nel sud Sardegna -, ed anche dal fatto di entrare in dialogo con un pensatore meridionale italiano, cioè Antonio Gramsci. Le sue scritture sulla questione meridionale e anche alcune sue vicende biografiche hanno rappresentato un elemento chiave per la discussione.

Margine / confine / confino / isola L’idea ancora diffusa dell’arretratezza del sud porta con sé un concetto di marginalità che è stato inteso come duplice. Da un lato, il margine è uno spazio confinato nel quale esplodono contraddizioni, ma dall’altro lato è uno spazio potenzialmente creativo in cui ribaltare quelle stesse contraddizioni che nascono da dinamiche non localizzate solo nel sud (cfr. reflection “Agire il margine”). Il confino gramsciano, cioè la sua esperienza di isolamento derivante dalla prigionia politica, rappresenta un esempio di confinamento in cui nasce uno spazio di riflessione rivolto al mondo esterno, che Gramsci ha sviluppato attraverso le sue scritture e le sue lettere. L’isola di Sant’Antioco, da cui si è originato il nostro pensiero, è uno spazio delimitato del sud, ma anche legato alla Sardegna da un istmo.

Ambiente / contraddizioni / estrattivismo Il pensiero sull’ecologia planetaria, uno dei punti di partenza di CampoSud, ha fatto emergere la necessità di radicare la nostra prospettiva anche nell’ambiente. Una riflessione ambientale sulla Sardegna ha messo in luce la presenza di contraddizioni non risolte, che poi si ritrovano in altri sud (cfr. reflection “Agire il margine”, “Coabitation”). Ad esempio, quelle contraddizioni legate alla necessità di produzione economica contro tutela ambientale, anche in contesti post-produttivi. Un caso citato è quello delle miniere sarde, che mostra con evidenza il riflesso negativo che un approccio basato sull’estrattivismo ha avuto sul territorio. Questa forma di estrattivismo si è declinata non solo su un piano materiale, ma anche su uno più immateriale, cioè culturale, in una forma di contrapposizione tra classe culturale del nord e del sud. La logica dell’estrattivismo può forse essere superata attraverso un approccio post-coloniale. Tornando a Gramsci, è emerso come il suo pensiero fosse legato in maniera stringete al paesaggio sardo e all’ambiente in cui è cresciuto come pensatore e come persona (cfr. reflection “How to be practical”).

Coabitazione / alleanza / dialogo La complessità della realtà dei vari sud porta a interrogarsi su come affrontare le contraddizioni che le abitano. Una necessità emersa è quella di mantenere diversi punti di vista (cfr. reflection “Cohabitation”). Questo si traduce in un’idea di co-abitazione, che nella research school ha preso la forma letterale dello scrivere insieme, questionando il valore di un’autorialità singola con un processo di sviluppo di un co-scrittura. È attraverso forme di alleanza di questo tipo che si possono forse confrontare e risolvere le contraddizioni. Per questo la forma dialogica (cfr. reflection “How to be practical”), fondata sulla relazione, è stato uno dei punti di partenza del lavoro, che rimane aperta all’esterno grazie alla piattaforma sandpoints. Lo stesso pensiero Gramsciano si sviluppava in relazione alle risposte che riceveva alle proprie lettere, e non solo come forma di scrittura auto-referenziale.

Pratica / attivismo Discutendo di sud, marginalità, contraddizioni, ambiente e coabitazione è emersa la necessità di sviluppare un pensiero che possa ricadere nella praxis (cfr. reflection “How to be practical?”). Questo è legato anche a un tema di attivismo, che per molti si declina nel piano della propria vita quotidiana. L’attivismo può essere una buona pratica per agire il margine attraverso la creazione di alleanze (cfr. “Agire il margine”). Ogni pensiero rivolto alla comprensione del mondo che inabitiamo dovrebbe avere l’obiettivo di cambiarlo, ed anche di amarlo (cfr. reflection “Cohabitation”). Ancora una volta, il legame tra teorica e pratica è al cuore degli scritti di Gramsci.

Lettera a chi legge

Siamo in un’isola nell’isola, non la conosciamo, siamo in un posto ma apparteniamo ad un’altra tradizione, qui si parla un’altra lingua. Il tabarchino, non c’entra niente con il sardo - esuli di Tabarka - ha origini liguri e piemontesi, è una lingua così diversa dal resto della Sardegna, ci rendiamo conto che la specificità della lingua è molto connessa alla vita delle persone di qua. In un pezzo di terra così piccola si preserva una tradizione. È in questo contesto che noi leggiamo Gramsci, una moltitudine di scritti che sappiamo di non aver approfondito, anche se tra noi ci sono alcunə studiosə … e da qui si parte. Per alcunə di noi invece Gramsci diventa un’ispirazione per connettersi con le proprie origini, al di là dei confini geografici, come per Sunaina - Gramsci la riporta ad un autore pakistano (Sadat Hussain Manto) che la politica del tempo considerava volgare, non era accettato dalla società pakistana, è stato in prigione e ha iniziato a scrivere dalla prigione …

Come fanno delle persone con diverse provenienze ad inserirsi nel gruppo con il proprio sguardo?

Vi chiediamo di provare a visualizzare, le scalette di pietra del nostro studio a Calasetta, il caldo, l’odore di pesce … e provare a immaginare come il vostro pensiero possa inserirsi nelle conversazioni che sono la conseguenza dei nostri frammenti e riflessioni.

E quali frammenti potresti inserire all’interno di questo scritto? Che pratica vorresti condividere? E se ti viene in mente, una metodologia da proporre?

I questi giorni, siamo continuamente influenzati da ciò che vediamo, come un’opera di Maria Lai che rappresenta la rosa di Gramsci, scritta in italiano, Il mondo è un posto terribile e complicato, queste suggestioni diventano i nostri frammenti o semplicemente lo spunto per una nuova chiacchiera.

La metodologia diventa una regola da rivedere o trasgredire, non da seguire. La scrittura è parte del nostro processo, ma è molto fragile, non è solo legata al discorso intellettuale, è legata alla connessione umana ed è incompleta.

Cosa facciamo con l’eredità gramsciana? Come ci interfacciamo a questa eredità guardando alla contemporaneità? In questo territorio? Da questo Sud vediamo altri Sud, così potremmo costantemente spostare il sud più a sud, spostare il margine.

Potremmo dire che questo libro non è un libro. Anche se si può stampare, è in continuo mutamento. È un’esperienza, sono conversazioni, sono cartoline. Sono cartoline tecnologiche, un software che ci permette di andare più veloce, forse è per questo che usiamo questo formato, anche se qua la connessione internet funziona piuttosto male.

Suggeriamo di andare avanti in questo libro, sfogliarlo e fermarsi ogni qualvolta si crei una suggestione, che provenga da una foto o una parola.  La frammentazione e le incoerenze di questo libro, le diverse strutture, provengono dal fatto che noi stessə siamo una moltitudine.

Fa parte di quelle cose che appartengono ai luoghi, che appartengono a dei sapori che sono legati all’ambiente, che trovano motivazione nell’essere concepite in un posto e appartengono a quel luogo, ad un determinato tempo con quelle determinate persone, così Claudia dice: ‘Non lo faccio più il foglio con la posidonia (un alga marina) perché verrebbe a mancare il fatto che l’avrei creato qui’.

Portandola all’interezza di questo progetto, non sappiamo se qualcunə continuerà ad alimentarlo ma questo elaborato è stato creato, in questo luogo in questo lasso di tempo, in queste circostanze. Lasciamo questo oggetto a Calasetta nell’ultima settimana di agosto… questo oggetto è un pdf, è una documentazione, è un link sul web, siamo noi che usciamo la mattina alle 9 e torniamo la sera alle 2, dedicando le nostre giornate alla creazione di questa cosa, senza sapere quale sia il nesso, vedere il mare e non poterci andare, noi che parliamo in una terrazza di un museo, noi con i piedi sporchi e puzzolenti che camminiamo dappertutto cercando uno spazio di condivisione.

Cerchiamo di capire come ci possiamo presentare, consapevoli che molte cose le digeriremo in un altro luogo, le barche e il mare che si vedono dalla porta del nostro studio, il giorno in cui ci siamo scambiatə i vestiti tra di noi, un piatto con i biscotti sardi ‘le pardule’, i frammenti che arrivano dalle chiacchiere sulla terrazza del museo Macc. Una donna così forte che tiene in braccio suo figlio piccolo,  una donna che fila una bava in via di estinzione, la frustrazione di non riuscire ad aggiungere nuovi highlights o di poterli leggere tutti ma la consapevolezza che lo possiamo fare in un altro momento,  la stanchezza fisica che però ci fa restare fuori fino all’ultimo, le zanzare, quel frammento letto al volo che mette in relazione il nostro corpo la memoria e l’identità e la riflessione di … come sono cambiate le nostre percezioni,  la mappa del mare che ritrae solo un quadrato bianco …

Different from now: annotations from Campo Sud

Who we are

We are an heterogeneous group that has formed here in Calasetta and who even before meeting here already shared some common impulses and exigences.

All of us come from different contexts and backgrounds. All of us have different skills: we are artists, curators and social sciences scholars.

The motivation that brought us here is a shared propensity to question and investigate the present, through the lenses of our generation of workers in the intellectual and artistic fields.

CampoSud brought us here. An open call that had as its guidelines Gramsci’s legacy, ecology and the southern question; the aim was to realised an experimental publication about these topics.

After an initial feeling of disorientation, due to not having a clear picture of what to do, we began to dissect through different practices the issues proposed by CampoSud.

At the basis of our creative thinking, articulated through the different practices we used, there is a sharing of tensions, impulses and needs - there is a co-habitation, a being together which stirs us towards a change of direction. It underpins our difficulties, limits, but above all, our potential.

In the context of co-habitation that we found ourselves traversing, individual impulses dissolved and left room for collective needs, of which this is the product and to which it aspires.

At the end of this experience, to let you enjoy all the suggestions contained in this publication, we can say that we have found neither the recipe nor the precise ingredients to make the perfect dish, but perhaps we have understood what it might taste like.

Structure

A spectre is haunting Calasetta – the spectre of CampoSud. This spectre comes to us after a week of collaborative writing and discussions, coming forth from the minds and hearts of the participants and materialized through the experimental software-based bottom-up process pioneered by the Pirate Care collective.The central point of our publication is collective authorship and overturning the general mode of writing through destabilizing the traditional and individualistic roles of author, editor, and reader.

We developed a grassroots approach in which each authorial act served as the basis for the continued development of this publication. At the bottom, we created a series of daily highlights, drawn from citations, thoughts, and even photographs, drawing on our individual experiences, observations, and backgrounds. In this way, each of us was able to share with the others our own particular and unique views on the world and the events of the day. Some of these highlights are purely artistic, emerging from the creativity of the individual participants, while others are observations on the discussions throughout our time together, and others yet are citations drawn from the books, articles, and letters that inspire us. The highlights are of different types, ranging from the artistic and literary to the political, anthropological, and historical, thus creating not only an interdisciplinary approach but also an interdisciplinary final product.

These highlights served as the basis for a higher stage of collaborative writing. Using these highlights, groups of participants came together as editors, selecting particular highlights to serve as the basis for further reflection. Whether through establishing common themes and a “red thread” between sets of highlights or searching for contrasts and contradictions within them, these editorial groups brought together sets of highlights and used them as them as the basis on which they collective wrote Reflections. These reflections are not simply commentaries on highlights, but also the product of collaborative curatorial work in the selection of highlights. This was not done simply to organize the highlights into a more digestible form for readers, but also to provide food for thought for ourselves and others as we explore the fruits of our collective labor.

At the highest level, the Spectre serves as the big container of all these layers of production; the most important thing is that it is a material and immaterial work. While it is online, it is nevertheless possible create a unified and printable PDF document for offline viewing. As such, there is the possibility share this knowledge in free and heterogeneous forms that can reach everyone, regardless of their ability to connect to the Internet.

In Pirate Care’s footsteps we decided to do a free library; in to we have share our books, articles, and writing in order to provide an opportunity to deepen the topics addressed and share our collective knowledge. We believe in freeing knowledge from hegemony, speculation, and profit; and last but not least we believe that sharing books online can serve as an ecological way to disseminate such knowledge. As such, the books and article on which we drew on throughout this process have been included, in their entirety, in the accompanying library links throughout this document.

Methodology

We started this adventure with PirateCare working within the structure of Sandpoints. Sandpoints is a software for collective writing created by Marcell Mars within the Pirate Care project. We imagine it, as the creation of a huge net of interconnected thoughts, reflections and references, that also link back to a larger “open-shelf” of books.

From the first day we worked towards the collection of the highlights from which we then developed reflections directing towards the creation of our collective publication, thanks to the talks and conversations part of CampoSud program.

Researching without a clear idea, with different approaches and understanding of the trajectory and different languages we slowly extracted five main themes for the publication.

One of the main struggles was co-writing, as often we are used to thinking individually and the process to propose a shared work took time, generosity and understanding of each other.

We also collaborated with Marcello Cualbu and Chiara Capodici to translate our written pieces into visual works using the technique of risograph printing.

A technique that allowed us to play only with determinate colour, but at the same time free to overlap letters, images and shapes.

On the side of the publication we took part in group crits that were also a fundamental part of the thought process. Each of us had the chance to show our work one by one inviting the participants to share their impressions and thoughts, connecting their interpretation to the world of the artist.

This method left a place to each one of us to create connections and reflections starting from someone else is experience, work or thought process. Very much like the editorial work of fishing through every highlight to then co create a collective reflection.

Topics and keywords

During the research week, a series of keywords emerged. They represent recurring topics, points of departure but also of landing, of a larger discourse developed in a dialogic way within the timeframe of CampoSud. They are presented here clustered into five sections: South, margin, cohabitation, environment, praxis.

South / Mediterranean / Southern question / Gramsci

The South is the horizon of thought from which the discussion of the school originated. It is to be understood not only as a geographical reality with clear and clearly defined limits, but also as a fluid entity that lives on practices, imaginaries, and discourses that are located both in the everyday life and in the institutional one. A reflection on the South is linked to the so-called southern question (cf. reflection “Some southern questions”). That is, the never-ending debate on the apparent backwardness of the various southern parts of the world, with a focus on the Italian one around the Mediterranean. This focus derives from the place where the workshop took place - Calasetta, in southern Sardinia -, and also from the fact of engaging with a southern Italian thinker, namely Antonio Gramsci. His writings on the southern question and also some of his biographical events represented a key element for the discussion.

Margin / border / confinement / island

The still widespread idea of the backwardness of the South brings with it a concept of marginality, which we understood as multiform. On the one hand, the margin is a confined space in which contradictions explode. On the other hand, it is a potentially creative space to overturn those same contradictions that arise from dynamics not localized only in the South (see reflection “Agire il margine”). The Gramscian confinement, i.e. his experience of isolation deriving from political imprisonment, represents an example of “bordering” in which originates a space for reflection towards the outside world, which Gramsci has developed through his writings and his letters. The island of Sant’Antioco is a delimited space of the South, linked to Sardinia by an isthmus, from which our thinking originated.

Environment / contradictions / extractivism

Thinking of planetary ecology, one of CampoSud’s starting points, has brought out the need to root our perspective also in the environment. An environmental reflection on Sardinia highlighted the presence of unresolved contradictions, which are also present in other south (cf. reflection “Agire il margine”, “Coabitation”). For example, those contradictions linked to the need for economic production versus environmental protection, even in post-production contexts. A case cited is that of Sardinian mines, which clearly shows the negative impact that an approach based on extractivism has had on the territory. This form of extractivism acted not only on a material level, but also on a more immaterial one. That is a cultural one, in a form of opposition between the cultural class of the North and the South. The logic of extractivism can perhaps be overcome through post-colonial thinking. Returning to Gramsci, it emerged that his thought was closely linked to the Sardinian landscape and the environment in which he grew up as a thinker and as a person (see Reflections “How to be practical”).

Cohabitation / alliance / dialogue

The complexity of the reality of the various South leads to questioning how to deal with the contradictions that inhabit them. One need that emerged is that of maintaining different points of view (see reflection “Cohabitation”). This translates into an idea of cohabitation, which has taken the literal form of writing together in the research school, questioning the value of a single authorship with a co-authoring development process. It is through forms of alliances of this type that contradictions can perhaps be confronted and resolved. For this reason, the dialogic form (see reflection “How to be practical”), based on the relationship, was one of the starting points of the work, which remains open to the outside thanks to the Sandpoints platform. Gramsci’s thought developed in relation to the responses he received to his letters, not just as a form of self-referential writing.

Praxis / activism

Discussing the South, marginality, contradictions, environment and cohabitation, the need emerged to develop a form of thinking that could fall into praxis (see reflection “How to be practical?”). This is also linked to a theme of activism, which for many is declined in the plan of their daily life. Activism can be a good practice for acting on the margin by creating alliances (see “Agire il margine”). Every thought aimed at understanding the world we inhabit should aim to change it and love it (see reflection “cohabitation”). Once again, the link between theory and practice is at the heart of Gramsci’s writings.

Letter to the reader

We are on an island within the island, we do not know it, we are in this place but we belong to a different tradition, a different language is spoken here. Tabarchino has nothing to do with Sardinian - exiles from Tabarka - it has Ligurian and Piedmontese origins, it is a language so different from the one spoken in the rest of Sardinia that we realize that the specificity of this language is very connected to the life of the people here. In such a small piece of land, a tradition is preserved. It is in this context that we read Gramsci, a multitude of writings that we know we have not studied in depth, even if among us there are some scholars… and it is from here that we begin. For some of us, Gramsci rather becomes an inspiration to connect us to our origins, across geographical boundaries, as for Sunaina - Gramsci takes her back to a Pakistani writer (Sadat Hussain Manto) whom the political scene of the time considered vulgar, he was not accepted by Pakistani society, he was in jail and started writing from jail …

How do people from different backgrounds can insert themselves into the group, with their own viewpoints?

We ask you to try to imagine the stone staircase of our studio in Calasetta, the heat, the smell of fish… and to try to imagine how your own thought could be interwoven with the conversations that arose as the consequence of our highlights and reflections.

And what highlights would you include in this piece of writing? What practice would you like to share? And if it comes to you, could you suggest us a methodology?

During these days, we have been constantly influenced by what we see, such as a work by Maria Lai, depicting Gramsci’s Rose, written in Italian, The world is a terrible and complicated place, these suggestions become our highlights or simply the starting point for a new conversation.

Methodology becomes a rule to be reviewed or transgressed, not followed. Writing is part of our process, but it is very fragile, it has to do not only with intellectual discourse, but also with human connection and it is incomplete.

What do we do with the Gramscian legacy? How can we deal with this heritage by looking at contemporaneity? In this territory? From this south we see other souths, so we could keep moving south, moving the edge.

We could say that this book is not a book. Although it can be printed, it is constantly changing. It is an experience, it is conversations, it is postcards. They are technological postcards, a software that allows us to move faster, maybe that’s why we use this format, even if the internet connection here is rather poor.

We suggest that you continue with this book, flipping through it and stopping whenever you encounter something that resonates with you, whether it is a photo or a word. The fragmentation and inconsistencies of this book, its different structures, are due to the fact that we ourselves are a multitude.

It belongs to those things that belong to places, that belong to flavors that are connected to the environment, that find their motivation in being conceived in a given place and they belong to that place, to a particular time spent with those specific people, so Claudia says: ‘I will no longer make the sheet with Posidonia (a seaweed) anymore, because it would lack the fact that I would have created it here’.

To go back to the totality of this project: We do not know if anyone will continue to feed it, but this composition was created in this place, in this time frame, and under these circumstances. We leave this object in Calasetta in the last week of August… this object is a PDF, it is a documentation, it is a link on the internet, it is us who go out at 9 in the morning and return at 2 in the evening, who dedicate our days to the creation of this thing without knowing how it all connects, us who look at the sea and cannot go there, us who talk on a museum terrace, us with dirty and smelly feet who walk everywhere looking for a space for sharing.

We try to understand how to present ourselves, knowing that we will digest many things in another place, the boats and the sea that can be seen from the door of our studio, the day we exchanged our clothes, a plate of Sardinian biscuits ‘le pardule’, the fragments that reach us from the chatter on the terrace of the MACC Museum. A strong woman holding her young son in her arms, a woman spinning an endangered drool, the frustration of not being able to add new highlights or even read them all, while knowing we can do it another time, the physical fatigue that nevertheless makes us stay outside until the end, the mosquitoes,that highlight that we spontaneously read and that connects our body, our memory and our identity with the reflection of … how our perceptions have changed, the chart of the sea that portrays only a white square…