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Come essere pratici?

reflection⁄Come essere pratici?

Italiano

La riflessione “Come essere pratici?” è nata da un dialogo a quattro voci trascritto in simultanea. La conversazione si è sviluppata leggendo parti di annotazioni e commentandole insieme, proseguendo per associazioni e scarti tra argomenti diversi. Abbiamo mantenuto la natura spontanea del dialogo anche nella restituzione scritta. La mancanza di apparenti legami stringenti, così come di ellissi o altre aperture delle frasi, riflette quindi la originaria natura orale del testo.

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Questa libertà non appartiene che a pochi, quest’aria non è di tutti! … Di chi la salute e pace della gente, di chi l’integrità e fiducia dei giovani ogni paese! A chi ogni paese e tutta la Terra; di chi il Respiro! Oh, non per tutti, dirà. Si vorrebbe, ma non per tutti è possibile! E tacerà il nome onnipresente: Denaro! … Quando anche l’ultima libertà della Terra e dei suoi figli meno forti potrà essere comprata – com’è effettivamente comprata e ridotta un’agonia, e distrutta-, allora il concetto di libertà che ne esce è deturpato e sconvolto. Non è più un respiro; non è di tutti! È del più forte e il più bruto. - author⁄Anna Maria Ortese

Siamo seduti fuori dallo “spazio”, il nostro studio a Calasetta durante il Campo Sud summer school. Finiamo di leggere l’highlight dal testo di highlight⁄Anna Maria Ortese e ci risuona la parola Denaro. Claudia suggestionata ci legge il testo di Stefano Mancuso bib⁄La nazione delle piante ( bib⁄English translation):

art.8: “La nazione delle piante riconosce a favorisce il mutuo appoggio tra le comunità naturali di esseri viventi come strumento di convivenza e di progresso”. - author⁄Stefano Mancuso

Visto che la natura si organizza da sola, forse potremmo ragionare collegando il tema del denaro con il discorso della decentralitonitezzazione del potere?

Il denaro oggi non è inteso come mutuo appoggio, se il progresso lo intendiamo come collettivo e non limitato a pochi, e quindi il sistema del denaro oggi segue logiche di prevaricazione.

Sono 8 articoli. Ce ne sono altri che ci possono essere utili: la nazione delle piante riconosce e garantisce i diritti inviolabili delle comunità naturali come società basata sulle relazione fra gli organismi che la compongono (art.2)… queste relazioni non possono mai andare a distruggere le risorse non rinnovabili… che non riconosce le gerarchie animali… rispetta universalmente i diritti… non ha confini.

La terra è un pezzo di pietra.

Potremmo avere uno sguardo ecologico?

La parola respiro arriva all’improvviso nel testo della Ortese e mi fa strano, perchè rimanda a qualcosa di corporale della libertà…

E i minatori? I loro polmoni? (vedasi: highlight⁄Hanno estratto tutto & highlight⁄Dai miei appunti di antropologia del corpo e della malattia)

Si parla di lotta, di contrasti eccetera mi piacerebbe vedere certe cose come un passaggio, una lotta è un momento di conflitto che deve portare ad uno scioglimento, no? Credo… Perché noi dobbiamo parlare dello scioglimento per andare avanti, è uno strumento di cui ci si serve per cambiare un sistema.

Ma la lotta non deve portare necessariamente ad un conflitto, pensiamo al gesto di lotta nel piantare 7000 querce (vedasi: highlight⁄7000 querce - in difesa della natura).

Perché è un’opera d’arte, una provocazione che ha fatto Joseph Beuys, che ha messo in vendita 7000 lastre che sono diventare 7000 querce, si è messo d’impegno, le ha fatte crescere.

La città si è invasa di querce. Una sorta di arte pubblica e condivisa.

è arte politica, anche chi non ha partecipato alla vita di quella pianta… anche chi si oppone… è coinvolto e ne trae un beneficio? Perché quelle piante fanno parte di tuttə, anche tu ne respiri l’ossigeno…

Mi viene in mente che attraverso l’arte si fa lotta politica, e di lotta Kevin mi ha fatto riflettere quando l’azione politica artistica non e su un individuo ma su organismo vivente.

C’è questo concetto che si chiama “plant blindness”, la cecità delle piante, cioè un pregiudizio cognitivo per cui si tende a ignorare l’esistenza delle piante. Anche se non ricordo chi l’ha teorizzato - dice che nella storia dell’arte si è sempre considerato la pianta come un elemento passivo o decorativo, ma in realtà anche le piante possono essere usate per una agency politica. Per esempio la stessa cicuta non è stata usata in maniera politica nel suicidio di Seneca? La stessa pianta è stata usata anche per gli aborti.

Quando si parla di deforestazione, oltre a sfruttare le risorse naturali usi le piante per sradicare l’identità di un popolo che ci vive. Se disboschi la foresta amazzonica togli spazio vitale a quell’ambiente per piegarlo ad altre logiche e farci cose massive… anche la terra, non siamo solo noi che con le nostre teste e i nostri discorsi possiamo fare delle azioni, ma se modifichi l’habitat dei popoli? Tu cosa ne pensi?

Riportando questo alla Sardegna?

Anche la Sardegna è stata deforestata, poi guarda cosa è successo con gli incendi…

Negli highlight di oggi c’è il ritorno dell’idea del Mediterraneo, questo di Emilia, highlight⁄di chi a chi? O questo di Clem: “Per alcuni andare da un lato all’altro del Mediterraneo è una passeggiata, per altri si alzano muri di ferro” highlight⁄Espace libre?

Nel Mediterraneo sembra che ci sia una disparità mi crea un’ispirazione: è un mare d’acqua o un mare di piombo, c’è una parte di mondo che ha più facilità ad attraversarlo rispetto al viceversa… per alcuni l’acqua è più pesante forse.

L’highlight di Dario è sul fare con, sul fare insieme (highlight⁄Il bordo metropolitano, (contro)territorializzazione, teoria della barricata mobile).

Poi c’è quello sulla nascita dell’isola (highlight⁄La nascita di un'isola) tra la Sicilia e l’Africa che poi è scomparsa, e ti fa pensare alla fluidità dello spazio mediterraneo e ai ritmi temporali così diversi da quelli umani con cui le cose mutano…

Noi ci mettiamo al centro come se fossimo al centro, ma dobbiamo toglierci dall’antropocentrismo.

Mi fai venire in mente questo album di Vasco Brondi prima di tutto sul dire la verità, siamo solo due forme di vita nel terzo pianeta del sistema solare (highlight⁄Il sentiero degli dei) penso che non siamo solo noi che abbiamo … siamo delle mosche.

A me ricorda Die di iosonouncane (highlight⁄Stormi) … Mi riporta delle immagini marine, così radicate nella Sardegna, immagini così marine che ascoltandole … penso al legame di alcuni elementi ambientali, come le vele bianche che sono specifiche ma così spaziali, locali ma mi rimandano … altri ambienti …

anche nella marginalità ci può essere un elemento di controllo, un contrasto che porta l’inclusione che si basa sull’esclusione

Mi sembra molto bella questa cosa del vivere con le pietre, che è legata a questa cosa del respiro, in realtà non sappiamo se le pietre respirano, ma determinate piante generano, vanno a contribuire …

Il vento permette che delle sementi viaggino da un punto all’altro.

Perché il vento?

Il vento per me è il respiro, aria che si muove ad una velocità che trasporta delle forme di vita

Vi leggo un pezzo: dalla lettera che ci ha suggerito Giulia (highlight⁄Vivere con le pietre) Gramsci andò a scuola a Ghilarza, il pezzo sulle pietre.

E’ come se le pietre fossero il riassunto della storia dell’uomo, e torna il Mediterraneo…

Abbiamo i lavori sulle miniere, il discorso ecologico, le opere d’arte, e questo pezzo sulla pietra mi sembra che non c’entra nulla…

Per me è molto toccante. Anche quando dice che i sardi non amano il mare perché è il posto da cui arrivano gli invasori. Si dice che in Sardegna ci sia stato un maremoto che abbia fatto ritirare gli abitanti verso l’interno, ci sono infatti dei nuraghi sul mare…

La morfologia del posto in cui nasci modifica il tuo pensiero.

In una lettera … Gramsci racconta una storia per i propri figli … Un ragazzino dorme con un bicchiere di latte appoggiato per terra … Un topo beve il latte, il bambino si sveglia e trovando il bicchiere vuoto scoppia a piangere. Allora il topo va dalla capra e le chiede un po’ di latte. La capra non ne ha, ha bisogno di erba. Il topo va nel campo, e il campo non ha erba perché è troppo riarso. Il topo va al pozzo e il pozzo non ha acqua perché ha bisogno di essere riparato. … Infine il topo va dalla montagna e la montagna … ha perso i suoi alberi. (Nel corso dell’ultimo secolo la Sardegna è stata radicalmente disboscata per fornire le traversine ferroviarie all’Italia continentale.) In cambio delle tue pietre, dice il topo alla montagna, il bambino, quando sarà grande, pianterà castagni e pini sulle tue pendici. Dopo di che la montagna accetta di dare le pietre. - author⁄John Berger in bib⁄How to Live with Stones

Anche l’estrattivismo…

Posso dire che mi sembra molto simpatica che questa ambivalenza della pietra venga raccontata attraverso una favola per bambini, facendoci sentire come la pietra è legata al lavoro del territorio, ti da la sensazione dell’interconnessione con tutto quindi se perdi un pezzo, se lasci indietro una parte, un organismo vitale, si va a ripercuotere prima o dopo su tutto, come nel corpo umano se ti fa male al fegato poi? Se disboschi una certa area poi ne va a piangere tutto … Un interconnessione che riguarda entità, animali, vegetali e minerali.

Una visione globale.

Quando si parla di ecologia bisogna tenere in considerazione queste cose, l’uomo la terra i minerali il respiro, le stese cose sono legate a bomba, respiro, nutrimento, l’ossigenazione, la specificità dei territori a livello politico si ripercuote sulle varie dislocazioni che cancellano le specificità dei luoghi che dal punto di vista culturale perdono l’identità.

Tutto frutto della prevaricazione sull’ambiente, sappiamo di altre culture che avevano dei luoghi sacri inviolabili, il colonialismo e il progresso occidentale È stato costruito sulla depredazione di queste risorse… Come ci ha raccontato Lucrezia Cippitelli del Congo (highlight⁄Map of Lubumbashi in 1927). Forse si ritorna all’estrattivismo? (highlight⁄Hanno estratto tutto)

Infatti, mi ha colpito che una signora, qui a Calasetta, parlando di Carbonia - che io ho solo intravisto dal treno venendo qui - mi ha detto: - “sai, Carbonia è stata costruita durante il fascismo, hanno diviso i quartieri per i minatori, per i tecnici, e quello per i dirigenti. Tutti diversi.” Questo mi risuonava con quello che è stato fatto a Lubumbashi. Sono posti lontani ma si replicano le stesse dinamiche, ma è come se vicino a noi le vedessimo più leggere, come se fossero meno gravi.

All’incontro di ieri sera al museo Macc, la Cippitelli ci racconta che nella costruzione di questa città in Congo, Lubumbashi, a livello dell’organizzazione urbana chi stava vicino alle miniere aveva strutturato la città sulla falsa credenza del volo delle zanzare. Si pensava che le zanzare potessero volare per soli 700m quindi il distanziamento minimo tra i due insediamenti era quello, quasi come se non volessero mischiarsi, contaminarsi …

Quindi a questo punto che cosa abbiamo? Il concetto di salute, del tipo di lavoro, dello sfruttamento. Quindi per star bene io devi star male tu?

Mi ricollego anche ad un altra cosa, che sono dei collage che ha fatta Chiara (highlight⁄Colonial collages) sul tema della militarizzazione del mediterraeo, questa pietrosità mi ha colpito in modo istintivo e non razionale quando ho fatto le foto di questo luogo (highlight⁄Caro Antonio) che per me è come un luogo immaginario del confino di Gramsci, questa casa, in realtà è posizionata sopra un promontorio, sembra quasi disabitata e si vede che è stata modificata dal mare ed dall’agente salino… questa cosa mi ci fa ripensare.

Una coabitazione pacifica tra l’insediamento umano e naturale.

Co-abitazione è un bel termine, forse sì è giusto, avrei detto fusione ma non lo è nel paesaggio, la casa è modellata dagli agenti atmosferici crea una confidenza, poi in realtà è un abuso edilizio, ma prima che venisse … la regola … però anche un esempio virtuoso porta un’integrazione e forse è costruttivo?

Integrazione è una parola che mi mette in difficoltà, preferisco co-esistenza. Cioè che non vieni assorbito, che non perdi la tua identità. Potremmo collegare questo all’ecologia e alle piante. In generale non è che la salvia diventa un rosmarino, a volte si passano i nutrienti però ora che ci penso alcune tolgono acqua alle altre. Ma non sono un botanico.

In india c’era questa persona, che coltivava delle piante di cotone, invece di usare prodotti chimici tra i filari delle colture cercava altre piante che potessero allontanare degli insetti. Mi è venuto in mente parlando di organizzare una coesistenza, collegato al discorso del mutuo soccorso di prima, e anche prendendo in considerazione l’utilizzo del prodotto chimico che arreca danno.

L’organizzazione che fa della natura l’uomo ispirandosi al capitalismo e la velocità che ne decorre è evidente, le conseguenze pure. La natura anche senza l’uomo si organizza per conto suo, per cui guardando questo come uno specchio vediamo che con questo sistema veloce favoriamo l’entropia (il lento disfacimento dell’universo) mentre se l’uomo abbandona la natura, come a Chernobyl la natura si riorganizza e l’entropia non viene favorita.

Cosa vorreste dire?

Mi interessa la relazione tra le “cose”, che non è solo l’uomo e il territorio / l’uomo o l’animale / l’uomo e le cose / ma una relazione di co-abitazione tra “entità” (forse è questa la parola giusta) che si può esprimere in modo immaginifico. Forse con storie non descrittive, ma con parole come “respiro” parlando del mediterraneo, può essere il respiro del vento se ci ricolleghiamo al mare. Non vorrei dire in modo metaforico, neanche simbolico, è un linguaggio che…

Come si applica alla pratica?

Noi non possiamo dire come cambiare il mondo secondo una prospettiva ecologica, altrimenti dovremmo…

Ma noi stiamo scrivendo un testo e ci alimentiamo di suggestioni…

Non dobbiamo per forza citare a Gramsci, adottiamo qui la sua metodologia di discussione da tutto il patrimonio che ci può aver lasciato, ma non per forza dobbiamo citarlo, secondo me l’importanza è il modo o l’approccio, un po’ come la morfologia che si modifica e sopravvive.

Quagliare viene dalla pastorizia.

Forse possiamo citare la lettera di Giulia come ispirazione:

La prima immagine di un libro di Perec è la mappa dell’oceano (highlight⁄Map of the ocean). C’è un quadrato nero e dentro è tutto bianco, non ci stanno confini nè gerarchie perchè non c’è terra… ed è secondo me un po’ una provocazione sulla gerarchia delle mappe.

Allora come lo facciamo questo testo, tipo così?

Lavorando assieme con differenti competenze

Il respiro

L’ambiente le piante

La salute e lo sfruttamento

La coesistenza e coabitazione

Guarda cosa hanno caricato adesso:

English

The reflection “How to be practical?” was born from a four-voice dialogue transcribed simultaneously. The conversation developed by reading the pieces of annotations and commenting on them together, continuing through the associations and discrepancies between different topics. We have kept the spontaneous nature of the dialogue also in the written form. The lack of apparent stringent links and ellipses or other openings of sentences reflects the original oral nature of the text.

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This freedom belongs to but a few, this air is not everyone’s! … To whom the health and peace of the people, to whom the integrity and confidence of the young of every country! Whose every country and all the Earth; whose Breath! Oh, not for everyone, you will say. One would like to, but not for all is possible! And will not utter that omnipresent word: Money! … When even the last freedom of the Earth and its less strong children can be bought - as it is indeed bought and reduced to agony, and destroyed - then the concept of freedom that comes out of it is defaced and disrupted. It is no longer a breath; it does not belong to everyone! It is of the strongest and the most brutish. - author⁄Anna Maria Ortese

We are sitting outside “the space,” our studio in Calasetta during the CampoSud summer school. We are finish reading the highlight from Anna Maria Ortese’s text (highlight⁄Di chi? A chi? and the word Money resonates with us. Claudia suggestively reads us the text by Stefano Mancuso bib⁄The Nation of Plants:

art.8: “The nation of plants recognizes and favors mutual support among natural communities of living beings as a means of coexistence and progress”. - author⁄Stefano Mancuso

Given that nature organizes itself, perhaps we could reason by connecting the theme of money with the discourse of the decentralization of power?

Money today is not understood as mutual support, if we understand progress as collective and not limited to a few, and therefore the system of money today follows the logic of prevarication.

There are 8 articles. There are others that can be useful to us: the nation of plants recognizes and guarantees the inviolable rights of natural communities as a society based on the relationships between the organisms that compose it (art.2)…these relationships can never go on to destroy non-renewable resources…that does not recognize animal hierarchies…universally respects rights…has no boundaries

The earth is a piece of stone.

Could we use an ecological perspective?

The word breath comes in suddenly in Ortese’s text and it seems strange, because it refers to something bodily about freedom….

What about the miners? Their lungs? (see: highlight⁄Hanno estratto tutto & highlight⁄Dai miei appunti di antropologia del corpo e della malattia).

We talk about struggle, contrasts, etc. I would like to see certain things as a transition, a struggle is a moment of conflict that must lead to a solution, no? I think… Because we have to talk about solution in order to move forward, it is an instrument that is used to change a system.

But the struggle doesn’t have to lead to a conflict, think about the gesture of struggle in planting 7000 oaks (see:highlight⁄7000 querce - in difesa della natura).

Because it is a work of art, a provocation that Joseph Beuys did, who put up for sale 7000 basalt stones that became 7000 oaks, he put his mind to it, he made them grow.

The city became afforsted with oak trees. A kind of public and shared art.

Is it political art, even those who didn’t participate in the life of that plant…even those who oppose…are involved and benefit? Because those plants are part of all, even you breathe the oxygen from them….

It occurs to me that through art there is political struggle, and of struggle Kevin made me think when artistic political action is not on an individual but on a living organism.

There is this concept that is called “plant blindness”, that is a cognitive prejudice for which we tend to ignore the existence of plants. Even if I don’t remember who theorized it - it says that in the history of art plants have always been considered as a passive or decorative element, but in reality even plants can be used for a political agency. For example, wasn’t hemlock itself used in a political way in Seneca’s suicide? The same plant was also used for abortions.

When it comes to deforestation, in addition to exploiting natural resources you use plants to eradicate the identity of a people who live there. If you deforest the Amazon forest you take away vital space from that environment to bend it to other logics and make massive things out of it… even the earth, it’s not only us that with our heads and our speeches can make actions, but if you modify the habitat of the people? What do you think about that?

Bringing this back to Sardinia?

Sardinia was also deforested, then look what happened with the fires….

In today’s highlights there is the return of the idea of the Mediterranean, this one by Emilia in highlight⁄from whom to whom? Or this one from Clem: “For some going from one side of the Mediterranean to the other is a piece of cake, for others iron walls go up” (highlight⁄Espace libre?).

There seems to be a disparity in the Mediterranean that creates an inspiration for me: is it a sea of water or a sea of lead, is there a part of the world that has an easier time crossing it than the other way around…for some the water is heavier perhaps.

Dario’s highlight is on doing with, doing together (highlight⁄metropolitan edge, (counter)territorialization, theory of the mobile barricade).

Then there is the one on the birth of an island (highlight⁄La nascita di un'isola) between Sicily and Africa that then disappeared, and it makes you think about the fluidity of Mediterranean space and the temporal rhythms so different from the human ones with which things change…

We put ourselves at the center as if we were at the center, but we need to get out of anthropocentrism.

You remind me of this Album by Vasco Brondi first about telling the truth, we are just two life forms in the third planet of the solar system (highlight⁄Il sentiero degli dei). I think it’s not just us that have… we are flies.

To me it reminds me of Die by iosonouncane (highlight⁄Stormi) … It brings back marine images, so rooted in Sardinia, images so marine that listening to them … I think about the connection of certain environmental elements, like the white sails that are specific but so spatial, local but send me back to … other environments …

even in marginality there can be an element of control, a contrast that brings inclusion that is based on exclusion

It seems to me very beautiful this thing of living with the stones, which is related to this thing of breathing, actually we do not know if the stones breathe, but certain plants generate, go to contribute …

The wind allows seeds to travel from one point to another.

Why the wind?

For me, wind is the breath, air moving at a speed that carries life forms.

I’ll read you a piece: from the letter suggested by Giulia (highlight⁄Vivere con le pietre) Gramsci went to school in Ghilarza, the piece about stones.

It’s as if the stones were the summary of human history, and back to the Mediterranean.

We have the work on mining, the ecological discourse, the artwork, and this piece on stones seems to me to have nothing to do with it….

For me it’s very touching. Also when he says that Sardinians don’t like the sea because it’s where the invaders come from. It is said that in Sardinia there was a tidal wave that made the inhabitants retreat inland, there are in fact nuraghi on the sea …

The morphology of the place where you are born changes your thinking.

“In a letter … Gramsci tells a story for his children … A little boy sleeps with a glass of milk lying on the floor … A mouse drinks the milk, the child wakes up and finding the glass empty bursts into tears. So the mouse goes to the goat and asks her for some milk. The goat doesn’t have any, it needs grass. The mouse goes to the field, and the field has no grass because it is too parched. The mouse goes to the well, and the well has no water because it needs repair. … Finally, the mouse goes to the mountain, and the mountain … has lost its trees. (Over the past century Sardinia has been radically deforested to supply railroad ties to mainland Italy.) In exchange for your stones, says the mouse to the mountain, the child, when he grows up, will plant chestnut and pine trees on your slopes. After that, the mountain agrees to give the stones.” - author⁄John Berger in bib⁄How to Live with Stones.

also extractivism….

May I say that I think it is very nice that this ambivalence of stones is told through a fable for children, making us feel how stone is linked to the work of the territory, it gives you the feeling of interconnection with everything, so if you lose a piece, if you leave behind a part, a vital organism, it will affect everything sooner or later, as in the human body if you hurt your liver, then… If you deforest a certain area, then everything is going to cry … An interconnection that affects entities, animals, plants and minerals

A global vision

When we talk about ecology we have to take into account these things, man, earth, minerals, breath, the same things are linked to bomb, breath, nourishment, oxygenation, the specificity of the territories on a political level has repercussions on the various dislocations that erase the specificity of places that from a cultural point of view lose their identity.

All the result of the prevarication on the environment, we know of other cultures that had inviolable sacred places, colonialism and Western progress was built on the depredation of these resources… As Lucrezia Cippitelli from Congo told us (highlight⁄Map of Lubumbashi in 1927). Perhaps there is a return to extractivism? (highlight⁄Hanno estratto tutto)

In fact, it struck me that a lady, here in Calasetta, talking about Carbonia - which I only caught a glimpse of from the train on the way here - told me: - “you know, Carbonia was built during Fascism, they divided the quarters for the miners, for the technicians, and for the managers. All different.” This resonated with me with what was done in Lubumbashi. They are far away places but the same dynamics are replicated, but it’s as if near us we see them lighter, as if they are less severe.

At last night’s meeting at the MACC museum, Cippitelli told us that in the construction of this city in the Congo, Lubumbashi, at the level of urban organization those who were near the mines had structured the city on the false belief of mosquitoes flying. It was thought that mosquitoes could fly for only 700m, so the minimum distance between the two settlements was that, almost as if they did not want to mix, contaminate …

So at this point what do we have? The concept of health, of the type of work, of exploitation. So in order for me to feel good, you have to feel bad?

I also connect to another thing, which are the collages made by Chiara (highlight⁄Colonial collages) on the theme of militarization of the Mediterranean, this stoniness struck me instinctively and not rationally when I took the photos of this place (highlight⁄Caro Antonio) that for me is like an imaginary place of confinement of Gramsci, this house, in reality is located on a promontory, seems almost uninhabited and you can see that it has been modified by the agency of sea and the salt … this makes me rethink.

A peaceful co-habitation between human and natural settlement.

Co-habitation is a nice term, maybe yes it is right, I would have said fusion but it is not in the landscape, the house is shaped by the weathering creates a confidence, then in reality it is , but before it came … the rule … but also a virtuous example brings an integration and maybe it is constructive?

Integration is a word that I find difficult, I prefer co-existence. That is, you are not absorbed, you do not lose your identity. We could link this to ecology and plants. In general it’s not that sage becomes rosemary, sometimes they pass nutrients on however now that I think about it some take water away from others. But I’m not a botanist.

In India there was this person, who grew cotton plants, instead of using chemicals between the rows of crops he was looking for other plants that could ward off insects. It came to mind when talking about organizing a coexistence, connected to the mutual aid talk from earlier, and also considering the use of the chemical that causes harm.

The organization of nature by man inspired by capitalism and the speed at which it takes place is evident, the consequences as well. Nature even without man organizes itself on its own, so looking at this as a mirror we see that with this fast system we favor entropy (the slow disintegration of the universe) while if man abandons nature, as in Chernobyl, nature reorganizes itself and entropy is not favored.

What would you like to say?

I’m interested in the relationship between “things,” which is not just man and territory / man or animal / man and things / but a co-habitation relationship between “entities” (maybe that’s the right word) that can be expressed imaginatively. Perhaps with non-descriptive stories, but with words like “breath” when talking about the Mediterranean, it can be the breath of the wind if we connect back to the sea. I don’t want to say metaphorically, not even symbolically, it’s a language that….

How does it apply to practice?

We can’t say how to change the world from an ecological perspective, otherwise we would have to…

But we are writing a text and feeding off suggestions….

We don’t necessarily have to quote to Gramsci, we adopt here his methodology of discussion from all the heritage he may have left us, but we don’t necessarily have to quote him, in my opinion the importance is the way or the approach, a bit like morphology that changes and survives.

Quagliare comes from pastoralism.

Perhaps we can cite Guilia’s letter as inspiration:

The first image in a Perec book is a map of the ocean (highlight⁄Map of the ocean). There’s a black square and inside it’s all white, there are no boundaries or hierarchies because there’s no land… and I think it’s a bit of a provocation about the hierarchy of maps.

So how do we make this text, like this?

Working together with different skills

The breath

Environment and plants

Health and exploitation

Coexistence and cohabitation

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