Dai sei ai dodici anni Gramsci andò a scuola a Ghilarza, un paese della Sardegna centrale. Era nato ad Ales, un piccolo villaggio vicino. A quattro anni cadde a terra mentre qualcuno lo teneva in braccio, e l’incidente portò a una malformazione della colonna vertebrale, che minò per sempre la sua salute. Non lasciò la Sardegna fino ai vent’anni. Credo che quest’isola gli abbia dato o abbia ispirato in lui il suo speciale senso del tempo.
Nell’entroterra intorno a Ghilarza, come in molte zone dell’isola, ciò che si avverte di più è la presenza delle pietre. È innanzitutto un luogo di pietre e – su in cielo – di cornacchie grigie. Ogni tanca – terreno a pascolo – e ogni sughereto ha almeno uno, di frequente più cumuli di pietre, e ogni cumulo ha le dimensioni di un grande camion merci. Queste pietre sono state raccolte e accatastate di recente affinché il suolo, secco e povero com’è, possa comunque essere lavorato.
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In una lettera dal carcere del 1931 Gramsci racconta una storia per i propri figli, di cui, a causa della reclusione, non aveva mai visto il più piccolo. Un ragazzino dorme con un bicchiere di latte appoggiato per terra accanto al letto. Un topo beve il latte, il bambino si sveglia e trovando il bicchiere vuoto scoppia a piangere. Allora il topo va dalla capra e le chiede un po’ di latte. La capra non ne ha, ha bisogno di erba. Il topo va nel campo, e il campo non ha erba perché è troppo riarso. Il topo va al pozzo e il pozzo non ha acqua perché ha bisogno di essere riparato. Allora il bambino va dal muratore che non ha le pietre che ci vogliono. Infine il topo va dalla montagna e la montagna non vuole saperne nulla e sembra uno scheletro perché ha perso i suoi alberi. (Nel corso dell’ultimo secolo la Sardegna è stata radicalmente disboscata per fornire le traversine ferroviarie all’Italia continentale.) In cambio delle tue pietre, dice il topo alla montagna, il bambino, quando sarà grande, pianterà castagni e pini sulle tue pendici. Dopo di che la montagna accetta di dare le pietre. In seguito il bambino ha tanto di quel latte che ci si lava! Più tardi ancora, quando è ormai un uomo, pianta gli alberi, l’erosione cessa e la terra diventa fertile.
Da Vivere con le pietre. John Berger, trad. Maria Nadotti. Tamu edizioni, 2001. (In original: bib⁄Berger, John. How to Live with Stones. In Gramsci: Space, Nature, Politics, edited by Michael Ekers, Gillian Hart, and Alex Loftus, 6–11. Wiley, 2012.)